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Cos’ha detto Giuseppe Conte in Parlamento? Analisi del discorso e differenze tra Camera e Senato

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è intervenuto nei due rami del Parlamento per chiedere la fiducia dopo le dimissioni degli esponenti di Italia Viva, una delle forze politiche che hanno dato il via alla sua seconda stagione da Premier.

Un momento determinante per il suo Governo, per il suo futuro e per la politica italiana. Non è la prima volta che Conte recita un discorso decisivo alle Camere, dando così centralità al dibattito parlamentare. La mente ovviamente torna all’annuncio delle dimissioni nell’agosto 2019 in cui si consumò la rottura con la Lega di Salvini, poi sostituita dal centrosinistra per il Conte II.

Quali sono stati i passaggi più significativi del suo intervento? Ci sono state differenze tra il discorso alla Camera e il discorso al Senato? Che lettura è stata data alla crisi e alla rottura con Italia Viva?

La genesi del Conte II: Costituzione ed Europa

L’esordio del suo discorso è stato un richiamo alle due prerogative della nascita del Governo Conte II. “Questo Governo è nato il 9 settembre 2019 per unire le forze che si riconoscono nella Costituzione e nell’Europa”.

Il senso di questa affermazione è triplice.

Da una parte rilegittimare in chiave storica l’avvicendamento tra Lega (primo alleato parlamentare dei 5 stelle) e centrosinistra, cercando tra l’altro di cancellare l’esperienza del Conte I. La sostituzione di Salvini con Renzi, Zingaretti e Speranza non è stata una manovra di corto respiro per superare l’assalto del Papeete ed evitare le elezioni. Da personaggio emerso per veti contrapposti a perno di un progetto politico, Conte prova a presentarsi alle camere come leader politico, battezzando in un certo senso ex post questo ruolo.

L’altro obiettivo, più attuale, è stato ovviamente quello di lanciare un appello per la fiducia a tutti i parlamentari e alle forze politiche che non si riconoscono nelle posizioni di Lega e Fratelli d’Italia.

Infine, segnare una continuità, serve per scaricare le responsabilità della crisi su Matteo Renzi e Italia Viva. Così facendo Giuseppi dice “mi ripropongo al Parlamento come ho fatto un anno e mezzo fa. Io non sono cambiato, è chi oggi si pone fuori che cambia posizione”.

La Pandemia e il ruolo della Politica

Dopo aver spiegato la spinta ideale che ha portato ad unirsi in parlamento Partito Democratico e Movimento 5 stelle, Conte interviene ampiamente sulla Pandemia.

Il primo passaggio che viene sottolineato è quello dell’Italia come primo Paese occidentale costretto ad introdurre misure restrittive dei diritti della persona. È un modo per orientare le valutazioni sugli effetti del Covid in Italia, cercando di far ricordare che il nostro bilancio complessivamente è più grave perché abbiamo vissuto con un mese di anticipo l’esplosione dell’epidemia fuori dalla Cina.

Gli altri due passaggi degni di nota riguardano la leale collaborazione e il ruolo della politica rispetto alla scienza, cioè il Comitato Tecnico Scientifico.

Il primo è un tentativo di respingere le accuse di scarso dialogo mosse da Italia Viva valorizzando il rapporto tra il Governo e le Regioni, in particolare quelle guidati da esponenti di diverso colore politico.

Il secondo è un modo per ribadire il delicato lavoro di mediazione tra gli indirizzi del comitato tecnico-scientifico e le istanze politiche, compiendo però una scelta di campo e rivendicando le decisioni più drastiche: “è stata politica la scelta di tutelare in via prioritaria la salute”.

Next Gen EU e Recovery Plan: il ruolo dell’Italia e il nuovo rapporto con Bruxelles

Conte ha sottolineato il ruolo dell’Italia nell’accordo per il Next Generation EU. In questo passaggio ci sono tre messaggi da analizzare.

Il primo riguarda il tentativo di comunicare un ritrovato peso dell’Italia nei tavoli europei.

Il secondo segna il cambio di rotta rispetto alle politiche di austerity con cui l’Unione Europea ha risposto alla crisi nel 2008.

Infine, il Presidente del Consiglio sembra dare un senso alla sua traiettoria europeista e a quella dei 5stelle, storicamente ostili nei confronti dell’Unione. Sembra dire “Noi non siamo mai stati contro l’Europa ma contro i vincoli europei che hanno generato i sentimenti antieuropeisti. Con la nostra azione siamo riusciti a cambiare Bruxelles”. Da qui elenca tutti i provvedimenti in cantiere e le misure finanziarie già adottate.

Il ringraziamento alle opposizioni

Dopo aver elencato le misure intraprese c’è il ringraziamento alle opposizioni per essere state responsabili e aver votato lo scostamento di bilancio, un documento migliorato anche grazie alle loro proposte.

Non è un caso che questo passaggio avvenga subito prima del nodo Italia Viva. Le premesse del ringraziamento stanno nella delicatezza del momento di emergenza e suggeriscono questa riflessione: “siccome siamo in emergenza, perfino le opposizioni si dimostrano responsabili e collaborano”. Chi fa parte, o meglio faceva parte della maggioranza, no.

La crisi politica e il nodo Italia Viva. Renzi mai nominato

Il premier dopo aver ricostruito cronologicamente i fatti che hanno portato alle dimissioni delle ministre, confessa il disagio davanti agli italiani per essere in aula a discutere di questo e non di proposte concrete nel pieno di una pandemia.

Nel farlo si fa forza dei sondaggi in cui emerge smarrimento rispetto alla scelta di Renzi di aprire una crisi. Passaggio su cui il giorno dopo al Senato farà autoironicamente leva lo stesso senatore fiorentino, ammettendo che neanche i suoi amici al bar dicono di aver compreso la discussione. Conte insiste nel buttare la palla della crisi nel campo di Italia Viva e nel creare un parallelismo tra il rapporto di fiducia interno alla maggioranza e il rapporto di fiducia con i cittadini. In questo utilizza la resilienza verso la pandemia. “I cittadini sono stati responsabili e hanno dato prova di grande senso civico. Chi ha aperto questa crisi non è all’altezza della fiducia degli italiani”.

Non è la prima volta che Conte recita un discorso drammatico in Parlamento, basti pensare a quello di dimissioni con cui ha archiviato il governo gialloverde. All’epoca però fece un durissimo j’accuse con un nome e un cognome: Matteo Salvini. Questa volta l’altro Matteo non viene neanche nominato. Perché questo cambio di strategia? Perché questa fiducia è ancora un passaggio interlocutorio e bisogna tenere aperta una porta senza farsi troppo male? Oppure perché la guerra è irreversibile e l’arma più letale, considerando anche il peso dell’avversario, è l’indifferenza?

Il programma di Governo e le riforme istituzionali in chiave proporzionale

“Adesso si volta pagina. Questo Paese merita un Governo coeso”. Conte archivia, senza affondi troppo netti (al Senato saranno più pesanti), la parentesi Italia Viva dichiarando gli obiettivi del suo Governo. L’elenco è lunghissimo, si va dalla sanità alle politiche di genere, dallo sviluppo economico all’ambiente.

Al termine dei vari titoli annuncia una riforma che tocca nel vivo il sistema politico: quella elettorale. Sulla bilancia viene offerto il proporzionale, obiettivo che fa a gola a tutti tranne che a Lega e Fratelli d’Italia. Il perimetro di chi potrebbe raccogliere l’offerta diventa anche un perimetro politico, in cui si riconoscono le stesse forze che hanno dato vita alla coalizione Ursula in Europa. Tutti contro i sovranisti in pratica, con “socialisti, popolari e liberali” esplicitamente chiamati a sedersi gradualmente ad un nuovo tavolo di coalizione.

L’invito serve nel breve tempo a dare una copertura ideale ai costruttori o responsabili per la fiducia in parlamento, ma in prospettiva è volto a scongiurare la saldatura tra Forza Italia, forza appartenente al Partito Popolare Europeo, e l’asse Salvini-Meloni. Con questo sforzo, Conte prova anche a legittimarsi come garante di questa operazione al centro, elemento che potrebbe essere la vera causa dei dissidi tra lui e Renzi.

C’è anche un breve passaggio sulla necessità di riformare il Titolo V della Costituzione e quindi di mettere mano al rapporto tra Stato e Regioni. L’emergere di questa necessità come conseguenza della Pandemia sembra avere per oggetto la Sanità, dunque suggerire una riforma in chiave centralista come auspicato dal ministro Speranza. Tuttavia, questo sembra più un flash che un vero e proprio messaggio, una considerazione su cui il Presidente del Consiglio non rischia nulla perché l’unica forza politica che potrebbe fare le barricate sulle competenze regionali è la Lega di Matteo Salvini, cioè il partito che sembra più distante dalla possibilità di tornare a sostenere una maggioranza con Conte premier.

La politica internazionale

Il passaggio sulla politica internazionale è stato il penultimo punto della scaletta e si è diviso in due argomenti: posizionamento dell’Italia e prossime scadenze.

Sul posizionamento dell’Italia Conte ha rivendicato l’adesione all’Alleanza Atlantica, ma è sembrato porre Cina e Stati Uniti sullo stesso piano di interlocuzione. I critici l’hanno attaccato dicendo che tale posizione sarebbe indice di una mancanza di rapporto con Biden causata dalle simpatie con Trump. Vedremo come questo porterà Conte già nelle repliche in aula a raccontare di aver parlato con Biden e di nutrire speranze nella sua presidenza. In realtà una posizione di equilibrio verso Washington e Pechino è in linea con la strategia europea. L’Unione attende la fine dell’isolazionismo trumpiano, ma nel frattempo tratta con Xi Jinping uno dei più grandi accordi commerciali della Storia. In ogni caso al Senato il discorso è stato corretto subordinando l’asse con la Cina a quello con Bruxelles e Stati Uniti.

Il passaggio sulle prossime scadenze, a partire da COP26 di cui l’Italia è co-organizzatrice assieme al Regno Unito, sono un richiamo a non aprire crisi per la necessità di preparare gli appuntamenti con un Governo stabile e in carica.

L’appello finale l’orizzonte di fine legislatura

Nell’appello finale ai volenterosi Conte indica come orizzonte dell’azione di Governo la fine della legislatura. Ancora una volta è un modo per dare dignità e prospettiva al passaggio sulla fiducia: non una conta ma un progetto. Anche per questo apre ad un patto di legislatura da cui esclude Italia Viva come soggetto politico, ma non i singoli parlamentari che abbiano propositivi costruttivi.

Annuncia inoltre che cederà la delega sull’agricoltura e quella sui servizi segreti. Quest’ultimo passaggio è significativo perché rappresenta uno degli elementi di frizione con Italia Viva. La risposta di Conte è un richiamo ad utilizzare i canali istituzionali per affrontare i dibattiti. Da una parte è un monito sul come stare in maggioranza: “va bene la dialettica, ma est modus in rebus”. Dall’altra sembra una risposta a quella che è stata la critica più pesante mossa da Renzi, ovvero quella di aver trasformato la politica in un reality. Sembra dire “non accetto critiche da chi, anche sui servizi segreti, accende fuochi sulla stampa e non nei luoghi deputati”.

Un passaggio degno di nota è stata anche la battuta finale sulla “sympatheia”, termine greco che disegna la condivisione di un sentimento, elemento che Conte indica come necessario per fare politica. Il Presidente del Consiglio ha spesso dimostrato di pescare dal repertorio classico ma questa citazione andrebbe analizzata. E’ un modo per rivendicare la propria umanità e segnare una distanza rispetto a chi fa della politica, con l’accettazione delle sue regole dure, un mestiere? O addirittura modo sottile per evidenziare la mancanza di connessione emotiva, dunque simpatia, percepita nei sondaggi tra chi lo attacca e l’opinione pubblica?

Le principali differenze tra il discorso alla Camera e quello al Senato

Le correzioni tra il discorso alla Camera e quello al Senato sono state minime. Ha continuato a non citare Renzi inasprendo però le critiche all’atteggiamento di Italia Viva. Ha rafforzato, nel suo appello ai senatori di tutti i partiti, l’idea che il voto sulla fiducia dovesse essere un voto sui progetti. Ha corretto il tiro sul ruolo del Governo in merito alla legge elettorale ribadendo il ruolo del Parlamento in merito. Ha subordinato il rapporto tra Italia e Cina a quello con i partner europei e con gli Stati Uniti che nel discorso alla Camera sembrava sullo stesso piano.

La sostenibilità: sette citazioni

Per noi di GreenGo consulting, era anche fondamentale analizzare i riferimenti alla sostenibilità all’ambiente. La tematica ha trovato spazio sette volte nel discorso e la prima citazione compare addirittura tra le premesse del Governo Conte II, dove l’ancoraggio ai valori costituzionali riconosce la tutela dell’ambiente come valore fondamentale assieme al primato della persona, al lavoro e l’uguaglianza formale e sostanziale. Ovviamente le citazioni proseguono con le missioni del Recovey Plan (a cui abbiamo dedicato questo articolo) e si concludono con i prossimi impegni internazionali in cui clima e sostenibilità saranno al centro dell’agenda. La sostenibilità diventa quindi una categoria attorno alla quale costruire una prospettiva politica, auspicio suffragato dalle ingenti risorsi messe a disposizione per il Next Gen EU. Certo, dovremo passare dalle parole ai fatti, ma abbiamo voluto sottolineare questo aspetto lessicale perchè crediamo che le parole aiutino a dare forma al mondo. La sostenibilità deve rimanere un pilastro per l’Italia indipendentemente dagli sviluppi di questa crisi e dalle prossime vicende politiche.

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